Grazie ai nostri smartphone scattiamo ogni giorno tutte le foto che vogliamo, e i nostri bambini sono sicuramente tra i soggetti preferiti, insieme ai viaggi che facciamo, ai nostri innamorati, o ai nostri animali.
Sono certa che se ora vi chiedessi di guardare una delle foto dei vostri bambini che avete nel telefono, quella che preferite, e di dirmi chiudendo gli occhi quello che vi viene in mente, mi parlereste di amore, di ricordo, di emozioni, di catturare il momento, e tutte quelle cose che si trovano in ogni discussione sull’argomento. E sicuramente è tutto vero!
Quindi perché dovremmo voler fotografare i nostri bambini?
Fotografarli ancora intendo, farli fotografare da qualcuno che non siamo noi al di fuori della costante raccolta di immagini quotidiana…
provo a spiegarvi perchè...
provo a spiegarvi perchè...
1.UNA FOTOGRAFIA NON è PER SEMPRE
1. UNA FOTOGRAFIA NON E’ PER SEMPRE
E se adesso vi chiedessi quante di tutte quelle foto che avete fatto ai vostri bambini avete stampato, avete ingrandito e appeso nella vostra casa, come un quadro o un’opera d’arte, quante sono diventate un album (non il calendario che si regala per natale ai parenti) un album vero, che ogni volta che ci passate vicino, anche se è chiuso, vi attira a riaprirlo, e a farvi rivivere ogni volta quelle emozioni…
Sono altrettanto certa che questa volta ve ne verrebbero in mente molto poche…
Sono sicura che la maggior parte delle foto dei vostri bambini è nel vostro telefono, o in qualche hard disk o cd, o al massimo condivisa per un istante su qualche social con l’unica emozione di un sorriso nel ritrovarla dopo qualche anno per caso. Purtroppo queste foto molto spesso non hanno memoria, non hanno emozione (o forse si, ma dura solo il tempo di una condivisione), non hanno bellezza, non hanno vita.
Oggi la fotografia “di massa” e la sua facilità di condivisione tende a proporre delle immagini piuttosto ripetitive, e i fotografi (più o meno professionisti) a scattare sempre le stesse fotografie. Alcune immagini sono piuttosto banali, non in senso negativo intendo, ma nel senso di semplici, spontanee, comuni. Questo non è necessariamente un difetto, ma se le abbiamo già viste in passato ogni volta che le rivediamo tendiamo a porvi meno attenzione.
Il nostro incontro con queste fotografie è rapido, superficiale, effimero. Non abbiamo modo di innamorarcene, e loro non hanno modo di svolgere la loro missione: comunicare con noi.
Sta succedendo quindi quello che già era successo nel 1839, quando all’Accademia delle Scienze di Parigi veniva presentata ufficialmente la scoperta della fotografia (nel suo concetto più moderno) da Niepce e Daguerre, cioè si sta diffondendo il timore che la fotografia non sia arte, perché non crea, ma riproduce solo meccanicamente, e che fece dire a Paul Gauguin: “Sono entrate le macchine, l’arte è uscita…sono lontano dal pensare che la fotografia possa esserci utile”.
Per fortuna non sono queste le fotografie che intendo io!
E se adesso vi chiedessi quante di tutte quelle foto che avete fatto ai vostri bambini avete stampato, avete ingrandito e appeso nella vostra casa, come un quadro o un’opera d’arte, quante sono diventate un album (non il calendario che si regala per natale ai parenti) un album vero, che ogni volta che ci passate vicino, anche se è chiuso, vi attira a riaprirlo, e a farvi rivivere ogni volta quelle emozioni…
Sono altrettanto certa che questa volta ve ne verrebbero in mente molto poche…
Sono sicura che la maggior parte delle foto dei vostri bambini è nel vostro telefono, o in qualche hard disk o cd, o al massimo condivisa per un istante su qualche social con l’unica emozione di un sorriso nel ritrovarla dopo qualche anno per caso. Purtroppo queste foto molto spesso non hanno memoria, non hanno emozione (o forse si, ma dura solo il tempo di una condivisione), non hanno bellezza, non hanno vita.
Oggi la fotografia “di massa” e la sua facilità di condivisione tende a proporre delle immagini piuttosto ripetitive, e i fotografi (più o meno professionisti) a scattare sempre le stesse fotografie. Alcune immagini sono piuttosto banali, non in senso negativo intendo, ma nel senso di semplici, spontanee, comuni. Questo non è necessariamente un difetto, ma se le abbiamo già viste in passato ogni volta che le rivediamo tendiamo a porvi meno attenzione.
Il nostro incontro con queste fotografie è rapido, superficiale, effimero. Non abbiamo modo di innamorarcene, e loro non hanno modo di svolgere la loro missione: comunicare con noi.
Sta succedendo quindi quello che già era successo nel 1839, quando all’Accademia delle Scienze di Parigi veniva presentata ufficialmente la scoperta della fotografia (nel suo concetto più moderno) da Niepce e Daguerre, cioè si sta diffondendo il timore che la fotografia non sia arte, perché non crea, ma riproduce solo meccanicamente, e che fece dire a Paul Gauguin: “Sono entrate le macchine, l’arte è uscita…sono lontano dal pensare che la fotografia possa esserci utile”.
Per fortuna non sono queste le fotografie che intendo io!
La fotografia diventa arte quando
non si limita a catturare il momento,
non blocca il vostro bambino nel suo salto,
ma
ma riesce a raccontarvi come è finito il suo volo.
La fotografia diventa arte quando
non si limita a catturare il momento,
non blocca il vostro bambino nel suo salto,
ma
ma riesce a raccontarvi come è finito il suo volo.
2. FOTOGRAFARE UN BAMBINO?
NON E’ UN GIOCO DA RAGAZZI
Comprare una macchina fotografica non fa di noi un fotografo, proprio come comprare delle ottime pentole non ci rende pronti per partecipare a Masterchef!
Non a caso il grande fotografo Henri Cartier Bresson diceva scherzando che le nostre prime 10.000 fotografie sono le peggiori…
Per questo motivo, se è davvero l’arte che cerchiamo nelle nostre fotografie, l’emozione indelebile, la voglia di guardarle e riguardarle, di condividerle, di mostrarle, non possiamo certo aspettarci di trovarla nella riproduzione meccanica del momento.
In effetti, parlare di fotografi professionisti, è sempre più difficile! La stessa Marissa Mayer, CEO di Yahoo (che controlla Flickr) sostiene in modo velatamente promozionale che oggi, con l’ubiquità delle fotocamere, non esistono più dei veri fotografi professionisti…
Per fortuna questo non è proprio vero, sarebbe come dire che grazie ai forum e alle community di pazienti non servono più i dottori! e basta vedere una qualunque pagina web, rivista o giornale per capire invece che l’esigenza di una fotografia professionale è sempre più forte.
Tuttavia, proprio come non andreste da un urologo se aveste un problema al cuore, o dall’oculista per far seguire la vostra gravidanza, sono sicura che non pensereste mai di far fotografare il vostro bambino da qualcuno che non ha fatto di quello la sua specializzazione professionale!
La fotografia di bambini, o di neonati, richiede una formazione specifica, che non si accontenta di un semplice corso di fotografia, ma come tutte le cose richiede studio, passione e ricerca, tempo e dedizione.
Come dice Goethe “l’occhio vede solo ciò che la mente conosce!”
Non serve un professionista per fare una foto interessante (anche se sicuramente per un professionista farne una sarà più facile e meno casuale), ma
SERVE UN PROFESSIONISTA PER FAR RACCONTARE ALLA FOTO CHE STATE GUARDANDO TUTTA LA SUA STORIA!
La fotografia diventa arte quando come una magia non si riesce a spiegare. Semplicemente accade, naturalmente, senza sforzo, come un regalo da non esaminare o capire, per non rovinare tutto il lavoro che c’è dietro ad un trucco ben riuscito.
3. I BAMBINI SONO FOTOGENICI
Vi siete mai chiesti perché i bambini sono cosi fotogenici?
Secondo alcuni la fotogenicità è una questione di energia, di vitalità, di qualcosa che si ha voglia di dare. Il fotografo Jeanluop Sieff sosteneva che sono fotogeniche le persone abitate, mentre quelle vuote non lo sono.
Secondo altri (evidentemente più tristi o meno innamorati) la fotogenia fotografica non è un concetto soggettivo o arbitrario, ma una regola in grado di valorizzare la bellezza così come viene intesa dalle concezioni culturali vigenti.
Quello che è certo è che i bambini meritano proprio di essere fotografati.
I bambini sono in grado, inconsapevolmente, di valorizzare la bellezza. Forse perché come recitava Novalis i bambini sono un amore diventato visibile.
Fotografare i bambini significa fotografare l’Amore.
Può essere che come sostengono molti, vedere la foto dei nostri bambini ci fa vedere noi stessi nello specchio del tempo… ma la vera differenza è che, diversamente da noi, i bambini non temono le conseguenze delle proprie azioni.
La FOTOGRAFIA diventa ARTE quando
il vostro fotografo, collaborando con la luce e con la vita,
è in grado di ricordarvi, attraverso gli occhi del vostro bambino,
tutto quello che di più istintivo e puro avete dimenticato.
4. HAI MAI ASCOLTATO IL SILENZIO DEL TUO BAMBINO?
Fotografare il tuo bambino è una forma di comunicazione con lui. Guardare insieme le sue foto è un modo per ascoltarlo e per ascoltarsi, per conoscerlo e per conoscersi.
I punti di vista e le esperienze dei bambini sono aspetti particolarmente rilevanti della loro crescita, che molto spesso ci dimentichiamo di ascoltare. Il loro modo di raccontare la vita come un mosaico, per immagini ed episodi, per momenti ed emozioni, trascende dalla nostra abitudine alla linearità e alla consequenzialità, facendoci capire il vero significato della loro storia soltanto se riusciamo ad arrivare alla fine, in modo da riuscire con una visione d’insieme a ricongiungere tutti i pezzi del puzzle.
Guardare con loro le foto che li vedono come protagonisti, che raccontano le loro storie, ci consente di crescere insieme, senza mai dimenticare lo scorrere del tempo .
Le loro espressioni che tanto ci colpiscono e che ci promettiamo di ricordare per sempre vengono purtroppo cancellate dai nuovi miracoli e le nuove scoperte del giorno successivo.
James Matthew Barrie e il suo Peter Pan ci hanno insegnato che I BAMBINI non dovrebbero mai andare a dormire; si svegliano più vecchi di un giorno e senza che uno se ne accorga sono cresciuti.
La fotografia diventa arte quando diventa la nostra memoria, la nostra banca delle emozioni, la nostra storia, ed è l’unico antidoto che conosco all’inesorabile trascorrere del tempo.
5. FOTOGRAFO ERGO SUM
Oggi tutto esiste per finire in una fotografia (dice Susan Sontag) ma soprattutto, secondo Borges, non si esiste che quando si viene fotografati.
Come rivedere più volte un film fa cogliere dettagli che la prima volta non si erano colti, ci sono cose che non si riescono a vedere se non vengono fotografate.
I NOSTRI OCCHI GUARDANO COSTANTEMENTE, ma NON SEMPRE VEDONO, e sicuramente non vedono tutto. D’altronde non si vede solamente con gli occhi e spesso, quello che rimane delle nostre storie, non è nelle cose che diciamo, ma nei silenzi, non è nelle cose che vediamo, ma in ciò che è invisibile agli occhi.
Forse è proprio vero che ci sono cose che non si riescono a vedere prima che vengano impresse in una foto ma di sicuro, come diceva una vecchia pubblicità dei rullini Kodak:
una foto non scattata è un ricordo che non c’è.
Ricordati di ricordare!
La fotografia diventa arte quando oltre al tuo bambino, compare qualcosa che non ti aspettavi di vedere e quell’immagine, all’improvviso, assume la forma di te stessa
Se a questo punto ti stai chiedendo perché ancora non hai provato tutto questo per le foto dei tuoi bambini,
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